top of page

CHRISTO

& JEANNE CLAUDE

Christo e Jeanne-Claude, o più spesso solo Christo, è il nome d’arte con cui è conosciuta l’opera comune di Christo Javacheff, nato nel 1935 a Gabrovo in Bulgaria, e di Jeanne-Claude Denat de Guillebon (1935 Casablanca, Marocco). Christo e Jeanne-Claude intervengono indifferentemente su un territorio, un oggetto, un monumento o un edificio per trasformarlo, tenendo sempre conto delle regole compositive date dalla storia dell’arte.

 

Nel 1958 Christo arriva a Parigi, dove  conosce la sua futura moglie e collaboratrice Jeanne Claude de Guillebon. Nascono i primi “wrapped objects” cioè oggetti impacchettati con i quali si fanno conoscere; tra gli oggetti vi sono: lattine, sedie, bottiglie e scatole avvolte da tessuto cerato e spago. Christo fa un po’ il contrario di Duchamp con il suo ready-made: anziché donare ad un oggetto comune il valore di opera d’arte, Christo parte da un’opera (come le Mura Aureliane) e la reinventa come un bizzarro oggetto d’uso. 

 

Nel 1961 espone per la prima volta in personale alla galleria Haro Lauhus di Colonia.

 

Tra i lavori più importanti si ricordano: nel 1971, il “Valley Curtain”  dispiega su 394 metri di larghezza, una tenda di poliammide arancione che sbarra il fondo di una  vallata in Colorado tra due fianchi rocciosi; nel 1975 a Roma impacchetta le Mura Aureliane; a Newport Rhode Island realizza “Ocean Front”, 13940 metri quadri di tessuto di polipropilene che galleggiano sul mare; nel 1977 mette in opera progetto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, di accatastamento di 390.500 bidoni di petrolio: “Abu Dhabi Mastaba, Project for United Arab Emirates”; nel 1985 esegue il progetto “The Umbrellas, project for Japan and Western U.S.A.”, con lo scopo di collegare tra di loro Giappone e la parte ovest degli Stati Uniti in una linea ideale formata da 3000 ombrelli di forma ottagonale, talora raggruppati, talora distanziati gli uni dagli altri, disposti seguendo l’andamento del terreno.

Muore nel 2020.

bottom of page